La Società Aperta
Una società aperta è un meccanismo di organizzazione sociale, libero e democratico, che l’uomo va edificando. La sua caratteristica è un’intensa capacità di continua trasformazione degli equilibri esistenti al fine di rispondere alle domande, che i cittadini sempre ripropongono, ciascuno in modo diverso, di poter esercitare i propri uguali diritti di libertà. La società aperta è il meccanismo di organizzazione sociale che, stando all’esperienza, consente a ciascun individuo, per ogni data condizione storica, il massimo dispiegarsi della propria individualità.
La società aperta persegue il grande ideale della progressiva emancipazione dell’uomo senza mai ispirarsi ad una dottrina rigida. Nelle proprie battaglie politiche, applica il metodo liberale che consiste nel fondare valutazioni, proposte e comportamenti sulla conoscenza, sulla ragione e sul riconosciuto diritto a ciascuna persona di cercare liberamente la propria strada.
Per i liberali ogni individuo è differente, non isolato; egli esiste come cittadino proprio perchè riconosce l’esistenza di altri cittadini. Per i liberali le libertà dell’individuo sono diritti legati alla vita stessa; tuttavia si possono realizzare solo nell’equilibrio con gli uguali diritti di libertà altrui. Dunque, la società aperta non è una società anarchica bensi’ una società che adotta delle regole per consentire , a individui e gruppi, al tempo stesso la cooperazione e il conflitto non violento.
Le regole degli individui sono le norme di comportamento, dettate dalla intima coerenza con i principi della reciproca tolleranza e del dialogo. Le regole dello Stato liberale sono le leggi, definite dalle secolari battaglie per le libertà ma non immutabili. Sottoporle di continuo ad un giudizio critico, è connaturato al metodo liberale per impedire che, nel tempo, le diverse condizioni storiche rendano quelle stesse leggi un ostacolo alla società aperta. La società aperta, a differenza delle società perfette, non puo’ conoscere punti di arrivo definitivi.
Nella società aperta è alta la quantità di informazioni che circola, assai capillari le connessioni per la comunicazione, molto accentuata la dinamica evolutiva. Sotto questo profilo, la società aperta ha la tendenza ad allargare il proprio ambito di influenza. Un numero crescente di individui viene emancipato, ogni individuo amplia la gamma dei propri interessi e della propria capacità espressiva. Mantenere compatibili le libertà dei cittadini comporta allora relazioni di equilibrio interpersonale piu’ articolate ed interdipendenti.
La società aperta è necessariamente un grande complesso sistema sociopolitico. Ma è per sua natura una conquista sempre da rinnovare. Governare la società aperta, è a mano a mano piu’ impegnativo e piu’ necessario perchè , senza la capacità di governare la trasformazione, diviene piu’ probabile che la stessa complessità del sistema aperto favorisca l’involuzione e spinga ad un rinchiudersi del circuito sociale e ad un regresso delle libertà.
La capacità di governare la società aperta corrisponde essenzialmente alla capacità di conoscere in modo sempre piu’ approfondito le esigenze del sistema in rapporto agli elementi che lo compongono e all’ambiente naturale in cui si colloca.
Nella società aperta, progredire vuole dire conoscere di piu’ senza farsi irragionevolmente bloccare dal timore del nuovo.
L’apporto individuale che potenzialmente è in grado di dare ogni persona – in quanto essere umano e qualunque ne sia la condizione – costituisce una insostituibile funzione creativa per la conoscenza e per la formazione di sempre nuovi equilibri economici, sociali, culturali. Preservare le condizioni di questa potenzialità rappresenta l’equità liberale.
L’equità liberale impone che in nessun caso la libertà di alcuni si fondi su una ridotta libertà di altri, foss’anche di uno solo. Richiede un’azione cosciente ed organizzata per stendere una rete di sicurezza legale che assicuri le condizioni minime per affrontare gli azzardi dell’esistenza.
Per i liberali, l’incontro o la composizione degli apporti individuali non possono essere prefissati e sono il risultato di una competizione entro delle regole. Questa competizione è uno strumento, non un valore in sè. L’obiettivo reale non è l’emarginazione di chi si trova ad avere minori possibilità di dare il proprio apporto; l’obiettivo è assicurare al patrimonio dell’intera società un accresciuto grado di conoscenza e quindi una maggiore opportunità per tutti di vivere liberamente. Essendo questo l’obiettivo, la competizione entro delle regole ha come necessario complemento la solidarietà tra individui come cultura consapevole dei comuni diritti di libertà degli individui.
Per i liberali, una competizione entro le regole comporta anche dei riconoscimenti individuali secondo il successo conseguito. Tuttavia i liberali distinguono tra successo e merito. Il successo è il risultato di un fatto che puo’ dipendere anche da fattori occasionali, casuali e contestabili quanto al valore.
Il merito è una condizione in cui si riflettono valori umani e professionali, cioè qualità effettivamente definibili e necessarie per utilizzare appieno i potenziali apporti individuali.
Puo’ esservi successo senza merito, e merito senza successo. Far sempre coincidere successo e merito è l’utopia di una società perfetta. Nella realtà, successo e merito possono coincidere solo quale convergenza occasionale di concause obiettive e soggettive. Anche se lo Stato garantisce le precondizioni obiettive, ritenere che il successo ed il merito automaticamente coincidano, riduce ogni possibile capacità a quella di sapersi adattare alle circostanze. L’automatica coincidenza di successo e merito è la tesi conservatrice del neo darwinismo sociale.
Per i liberali, il neo darwinismo sociale e ‘ inaccettabile. Misurare il merito con lo stesso metro del successo puo’ innescare un meccanismo di eliminazione dei piu’ deboli e dei meno fortunati che contraddice l’obiettivo liberale di valorizzare l’apporto di ciascuno secondo il suo merito. Surrettiziamente verrebbe reintrodotto un meccanismo deterministico che pretenderebbe di riconoscere l’utilità sociale di alcuni individui e l’inutilità di altri.
Per i liberali i riconoscimenti secondo il successo debbono prescindere dal valore che l’individuo conserva sempre. Dopo eventuali insuccessi, il cittadino deve poter correggere i propri errori, rimediare alle disavventure e avere la possibilità di riprendere il cammino.
I liberali, coerenti con il concetto di equità, si propongono percio’ di realizzare, per quanto possibile, uguali opportunità per individui diversi con storie personali diverse in circostanze diverse. Ciascuno deve mantenere la libertà di scegliere realmente il proprio futuro nel corso degli anni. Quanto piu’ si mantiene ampia questa libertà di scelta degli individui secondo le loro multiformi capacità, tanto piu’ aumenta il grado di apertura della società complessa. Disporre sempre di una riserva, la piu’ vasta possibile, di variabilità di opzioni individuali e generali, è un valore caratteristico della società aperta.
Per i liberali, la competizione entro le regole diviene in campo economico la concorrenza esercitata nel quadro di un sistema di mercato aperto. Il mercato aperto non è l’assenza di vincoli: è un sistema che di continuo mantiene in funzione la concorrenza (intesa come strumento per la migliore allocazione delle risorse e come incentivo per l’innovazione) e raccorda il profitto realizzato con il suo utilizzo a favore di tutti.
Per i liberali, a differenza di una rilevante parte della cultura cattolica e dell’ispirazione di fondo del marxismo, il profitto ha un ruolo determinante nel processo economico. Senza l’aspettativa di un profitto futuro manca la base per l’investimento e senza la disponibilità di profitti passati non esiste capacità di finanziamento. Per i liberali, tuttavia, a differenza del capitalismo rampante, l’accumulazione del capitale è condizione necessaria ma non sufficiente del progresso della società nel suo insieme. La domanda di capacità professionali al tempo stesso piu’ qualificate e piu’ duttili (perchè solo cosi’ utilizzabili nei processi di espansione tecnologica) è cresciuta ad un punto tale da allontanare fortemente la possibilità di un rapporto tra investimenti ed occupazione scarsamente dipendente dal grado medio di preparazione culturale dei cittadini.
I liberali intendono agevolare le condizioni per un sistema di mercato aperto. Cio’ significa puntare la profitto ed incentivare l’investimento di parte di questo profitto (specie se ottenuto anche con agevolazioni della collettività) per affrontare i problemi delle trasformazioni attitudinali che di continuo accompagnano il processo di innovazione tecnologica. La finalità del mercato aperto è favorire lo sviluppo civile.
Per i liberali, lo sviluppo civile significa piena consapevolezza dei limiti e delle condizioni della crescita economica e sociale. La società aperta è intrinsecamente legata allo sviluppo. Senza sviluppo non possono esistere opportunità per ciascuno, senza opportunità per ciascuno non puo’ esistere lo sviluppo. Nella dimensione del tempo storico prevedibile per l’arco di molte generazioni, il problema non è l’esaurimento generale delle risorse, ma il vincolo della loro limitata possibilità di impiego nell’ambito degli ecosistemi reali (possibilità di sfruttamento, modi d’uso, equilibrio del sistema naturale).
Coloro che predicano l’esaurimento delle risorse in un periodo prevedibile, deducono questa linea di tendenza dal presupposto che non possano evolvere le attuali conoscenze tecnologiche sul problema di assicurare risorse ai processi produttivi. Questa semplificazione è inaccettabile perchè , non potendosi determinare oggi cosa conosceremo domani ed essendovi statisticamente una elevata probabilità di ulteriori allargamenti della conoscenza, non è possibile concludere con certezza che lo sviluppo dovrà avere un termine in un periodo sia pure lungo.
La società aperta consente di affrontare questo problema in un modo ottimale perchè rende statisticamente massime le possibilità conoscitive e creative di informazione e di organizzazione della mente umana, che nel nostro mondo è la vera risorsa evolutiva. Lo sviluppo liberale non è la conseguenza automatica di date premesse. è frutto di complessi equilibri generati da un continuo sforzo teso alla ricerca della diversificazione nei tipi e nei processi di sfruttamento dell’energia, alla razionalizzazione dei consumi valorizzando quelli immateriali, al rispetto piu’ diffuso e penetrante delle compatibilità ambientali.
Cio’ che scegliamo oggi influenza il mondo di domani indirizzandolo verso uno dei molti destini possibili. Peraltro, come sarà il mondo di domani, il liberale è cosciente di non volerlo e di non poterlo stabilire con esattezza. Lo sviluppo liberale non sostiene l’unificazione dei modelli di comportamento sociale in vista di un futuro determinato per tutti. Sostiene la possibilità di ciascuno di esprimere la propria individualità e di scegliere il proprio futuro. Per i liberali, creare le condizioni per lo sviluppo e promuovere la difesa dei piu’ deboli, sono due facce della stessa medaglia: rendere possibile , a livelli sempre piu’ alti, l’espressione delle potenzialità di ciascun cittadino.
Con questo intendimento i liberali si battono per una società piu’ flessibile. L’organizzazione della società aperta rifugge dalla pretesa di assegnare a ciscuno, in tutti i casi e una volta per tutte, un ruolo immutabile. Usare responsabilmente della possibilità di avere piu’ esperienze, di cogliere differenti opportunità, di aprirsi al nuovo e al diverso, è un formidabile strumento di maturazione delle specificità di ciascuno e dei suoi potenziali contributi al patrimonio della società.
Il Principio della flessibilità è particolarmente rilevante in campo economico. Dal punto di vista della domanda di lavoro, per una politica di stabilizzazione del ciclo; dal punto di vista dell’offerta di lavoro, per l’avanzamento economico e per l’ampliamento delle opportunità culturali e sociali. La maggiore elasticità nell’organizzazione dell’impresa, la maggiore mobilità professionale e la maggiore opportunità di cambiare lavoro, sono la via per rafforzare la possibilità di autoregolazione che deve avere una società aperta.
Accentuare le caratteristiche della flessibilità appare il modo piu’ corretto di attrezzarsi per affrontare le grandi trasformazioni cui sarà sottoposta la cultura del lavoro nel prossimo decennio. La secolare tendenza alla diminuizione dell’ammontare complessivo delle ore di lavoro dipendente, proseguirà sotto la spinta dei nuovi modi di lavorare della società tecnotronica. D’altra parte, quanto piu’ le ore non dedicate al lavoro direttamente produttivo verranno utilizzate per l’aggiornamento culturale anche tecnologico, tanto piu’ si autoincentiveranno la creatività e la mobilità del cittadino. Sarà sempre piu’ necessario attivare, in ogni cittadino, la propensione al lavoro come espressione della propria esistenza individuale: dunque non teso solo al soddisfacimento delle immediate esigenze materiali.
Per i liberali , la maturazione delle caratteristiche individuali di autodeterminazione e di respnsabilità di ogni cittadino e,’ al tempo stesso, premessa e conseguenza del costruire le strutture dalla società aperta. Appunto i cittadini consapevoli delle reciproche relazioni rendono massima la capacità di collaborare ed insieme di misurarsi secondo le regole della società aperta.
Per i liberali, sono concettualmente centrali i problemi dell’accesso all’informazione, della propensione a capire se stessi, gli altri, le cose circostanti, dell’apprendere i risultati dell’esperienza storica e della ricerca per la conoscenza del mondo. Alla radice, il grande ideale dell’emancipazione dell’uomo è un processo di educazione senza fine.
Roma, 25 e 26 luglio 1986